
L’assenza di rumore fa bene non solo alle orecchie ma anche al cervello e secondo alcuni studi grazie al silenzio è possibile anche dimagrire. Ecco perché in vacanza è bene sperimentare la ‘cura del silenzio’
Che sia quello del traffico, dei dispositivi a cui siamo sempre connessi, delle chiacchiere da ombrellone, il rumore è una costante delle nostre giornate. Tanto che a volte non lo sentiamo neanche più ma quando finalmente si ‘inciampa’ in un luogo silenzioso, allora ci rendiamo conto di quanto questo stato di assenza di rumore ci manchi. Non solo: avvertiamo il benessere che il silenzio riesce a regalare alle orecchie ma anche al cervello. Migliora la memoria, fa diminuire l’ansia e ci rende più empatici. Quale momento migliore se non quello delle vacanze per riscoprire il valore del silenzio. Il tema è stato al centro dell’attenzione di Icons, la prima conferenza internazionale sul silenzio organizzata dalla Fondazione Patrizio Paoletti (istituto di ricerca nell’ambito della neuro-psico-pedagogia didattica), in collaborazione con l’Università Sapienza di Roma e l’Haifa University di Israele.
Le persone a contatto continuo con i rumori tendono a soffrire maggiormente di disturbi collegati al sonno e di problemi cardiaci. Al contrario, numerosi e recenti studi hanno fatto emergere i benefici inaspettati del silenzio. A cominciare dalla memoria. Secondo uno studio, portato avanti da Imke Kirste della Duke University, due ore di silenzio al giorno solleciterebbero lo sviluppo cellulare nell’ippocampo, la regione del cervello collegata alla formazione della memoria. Questo vuol dire che se la ricerca andrà avanti, si potrà scoprire un nuovo modo per trattare i pazienti che soffrono di malattie collegate alla regressione cellulare, come la depressione o la demenza. Il silenzio aiuta a concentrarsi e rimanendo concentrati la nostra memoria guadagna punti giorno dopo giorno.
Il silenzio è una caratteristica della meditazione i cui benefici sono oggetto di vari studi da tempo. Adam W. Hanley, ricercatore presso l’Università dello Utah (Usa), ha presentato al convegno Icons, che ha visto la presenza di oltre 20 scienziati ed esperti internazionali, alcune ricerche effettuate con tre studi sperimentali che hanno indagato sugli effetti della meditazione su corpo e mente. Si è visto così che alcuni gruppi di persone, in procinto di sottoporsi ad intervento chirurgico, hanno riportato sollievo dal dolore, riduzione del desiderio di farmaci antidolorifici e riduzione dell’ansia.
L’assenza di stimoli rumorosi stimola anche l’immaginazione perché la libertà dai rumori permette alla nostra coscienza di crearsi lo spazio giusto per fare le sue cose. Non solo: il silenzio facilita la comprensione delle emozioni altrui. Durante l’evento Icons, Olga Capirci, ricercatrice presso l’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del Cnr, ha presentato uno studio secondo cui l’assenza dei suoni consente alle persone sorde di percepire ed elaborare in modo più profondo le emozioni degli altri. Osservare in silenzio le persone, mettendo da parte l’opportunità di comunicare verbalmente, può aiutarci a comprendere meglio le emozioni che passano dalle espressioni dei volti, spesso influenzate dalle parole.
“Rumori esterni e interni ci allontanano dalla conoscenza di noi stessi”: è questo quello che pensa Moshe Bar, professore e neuroscienziato di fama internazionale. “Attraverso la meditazione ed il silenzio è possibile godere delle piccole cose che ci circondano e che molto spesso si danno per scontate”. Il silenzio ha quindi anche il merito di renderci più presenti a noi stessi e a tutto quello che ci circonda. Come sottolinea molto bene Claudio Pelizzeni nel libro appena uscito Il silenzio dei miei passi (Sperling & Kupfer). Dopo aver attraversato il mondo senza aerei, è diventato uno dei più noti travel blogger italiani. Il cammino di Santiago, percorso in silenzio, ha rappresentato un ritorno all’essenza stessa del viaggio. È stato un disconnettersi dal mondo virtuale, per tornare ad ascoltare se stesso, il suo corpo e i suoi pensieri. Senza parlare, per aprirsi agli altri: pronto ad accogliere le storie di chi avrebbe incontrato lungo la strada.
A quanto pare il silenzio può essere d’aiuto anche per dimagrire. I ricercatori della Brigham Young University e della Colorado State University, infatti, hanno condotto un esperimento in cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Food Quality and Preference. I ricercatori americani hanno sottoposto alcuni volontari a un test: mangiare dei pretzel prima ascoltando musica o rumori in cuffia a volume medio-alto, poi mangiarli a volume più basso. Dai risultati, è emerso che chi riusciva a sentire i rumori della masticazione non mangiava più di 3 pretzel, mentre chi era completamente “immerso nella musica” ne ha mangiati 4 (o più). In pratica, chi riesce a udire i rumori della masticazione mentre mangia, secondo lo studio americano, ha più consapevolezza di quanto effettivamente sta mangiando e a un certo punto si ferma, cosa che invece non accade in chi è distratto dai suoni.
Un altro studio condotto dal Karolinska Institutet e dal Norwegian Institute of Public Health e pubblicato sulla rivista Occupational & Environmental Medicineha evidenziato che l’inquinamento acustico è un nemico del girovita. Lo studio ha dimostrato, infatti, che per ogni 5 decibel che eccedevano il limite ‘standard’, pari a circa 45, il girovita aumenta di 0,21 centimetri, in particolar modo nelle donne. Sono state esaminate 5.075 persone residenti in cinque aree suburbane e rurali nei pressi di Stoccolma. Secondo i ricercatori l’esposizione al rumore farebbe aumentare la produzione di cortisolo, l’ormone dello stress. Proprio questo ormone se presente in elevate quantità gioca un ruolo importante nel deposito di grasso nella zona addominale.
Tratto da Repubblica 09/08/2019
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